Trattamento delle situazioni traumatiche.
Nella mia attività di psicologa e psicoterapeuta ho avuto modo di approfondire teoria e pratica del trattamento delle situazioni traumatiche “collettive” (terremoto, alluvioni, incidenti, etc) che personali (abusi, maltrattamenti, abbandoni, etc).
Un aspetto su cui lavoro in questi mesi è l’esperienza vissuta da malati e da care-giver per il Covid.
Spesso si assistono a disturbi del tono dell’umore, dal momento che comporta una forma lieve ma tendente alla cronicità di depressione, una compromissione delle relazioni sociali (la vergogna, l’essere “oggetto infetto”, l’impotenza di non essere riuscito a fare abbastanza, di essersi arresi, in qualche modo) e faticosa ripresa della quotidianità e dell’attività lavorativa, sia in chi è stato colpito che a chi ha operato per la cura.
Chi soffre di questo disturbo presenta alcuni sintomi depressivi , ansia, panico, e tratti del quadro del disturbo post traumatico da stress, quasi tutti i giorni, la maggior parte del giorno.
I sintomi possono essere:
- Insonnia o ipersonnia;
- Scarso appetito o iperfagia;
- Bassa autostima, sentimenti di insicurezza, inadeguatezza, inefficienza, auto-svalutazione;
- Difficoltà di concentrazione e di prendere decisioni;
- Sconforto, tristezza, disperazione, pessimismo;
- Affaticabilità e scarsa energia;
- ansia e attacchi di panico;
- déjà-vu delle situazioni, con percezioni olfattive, visive, acustiche delle scene di vita vissuta.
La depressione da lutto non elaborato – Covid
Il lutto è una risposta primordiale comune a tutti gli esseri umani tanto che, pur avendo un significato soggettivo catastrofico, è vissuta come un’esperienza fisiologica.
La risposta alla morte di una persona cara implica reazioni psicologiche, comportamentali e fisiologiche in gran parte sovrapponibili a quelle che si riscontrano nell’episodio depressivo: pianto, disperazione, tristezza, polarizzazione del pensiero sul defunto e sul ricordo della sua vita, distacco e disinteresse per l’ambiente circostante.
Il lutto normalmente evolve attraverso le cosiddette cinque fasi di Kübler-Ross, ognuna delle quali è ben riconoscibile:
- il rifiuto di accettare la perdita;
- la speranza irrazionale di un qualche tipo di ricongiungimento;
- la fase della rabbia;
- la fase della depressione, intesa come stato di tristezza e disperazione;
- l’accettazione della perdita e la volontà di andare avanti, pur nella consapevolezza di aver perso qualcosa di molto importante.
Nessun lutto però procede in maniera così lineare, si assiste spesso invece a saltelli da una fase all’altra, a lunghi stazionamenti e a rapide progressioni o regressioni a fasi adiacenti. Ciò che conta è che tutte le fasi vengano superate.
Vi è poi il lutto complicato o patologico, che può produrre condizioni psicopatologiche a sé stanti e che in alcuni casi contribuisce all’insorgenza di depressione maggiore, disturbi alimentari, disturbi d’ansia o a base ossessiva.
Le principali tipologie di lutto patologico sono:
- il lutto evitato, che si riconosce dal fatto che, anche a distanza di molti mesi, e a volte di anni, si parla della persona scomparsa idealizzandola o mantenendo nei suoi confronti sentimenti di rabbia o di colpa;
- il lutto cronico, caratterizzato dalla presenza di numerosi sintomi depressivi e dal fatto che la persona, anche dopo molti anni, non riesce a parlare della perdita senza provare un dolore intenso;
- il lutto inibito,con comportamenti di evitamento quali il consumo di droghe, alcool e farmaci e dalla scarsa attenzione per la propria salute. Sono frequenti anche somatizzazioni e nevralgie;
- il lutto ritardato, è quello che compare a distanza di tempo, di solito a seguito di una nuova perdita. Potrebbe essere il caso di una persona che entra in lutto per la scomparsa di un genitore, avvenuta molti anni prima, nel momento in cui, nel presente, sta divorziando dal proprio coniuge, oppure in occasione di una ricorrenza importante, per esempio un anniversario.
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