– di Miriana Kuntz – Intervista ad Amalia Prunotto
Il mondo delle truffe affettive, quando online ci si imbatte in un truffatore rubacuori che in realtà mira solo al portafoglio.
Seppur il mondo digitale abbia apportato numerosi benefici alle varie esperienze di vita, il lato oscuro è sempre dietro l’angolo. È il caso delle truffe affettive, uno spazio aperto, dove i truffatori girano a piede libero, prendendosi gioco dei sentimenti altrui.
Complice il grande isolamento imposto dalla pandemia e dalle restrizioni covid, c’è stato, infatti, un aumento esponenziale del bisogno di non sentirsi soli. Man forte è stata data dai social e dalle app di incontri, che in maniera semplice ed intuitiva abbattono ogni forma di distanza.
Lo schema è semplice, il truffatore, chiamato anche “scammer sentimentale”, sceglie la sua vittima, parte un corteggiamento serrato, e poi solo quando quest’ultima è cotta a puntino, si iniziano le richieste di denaro, che inizialmente consistono in piccole somme, per poi aumentare a dismisura. Una volta ricevuto il denaro, il truffatore, sparisce nel nulla, lasciando la vittima in un vortice di colpe, domande e vergogna.
Numeri da capogiro
Secondo la Federal Trade Commission, nel 2021 i casi di truffe affettive hanno raggiunto numeri da capogiro, registrando un aumento dell’80% rispetto al 2020. Secondo la FTC (agenzia governativa statunitense), il totale delle cifre perse dalle vittime, ammonterebbe a circa 1,3 milioni di dollari soltanto negli ultimi cinque anni, circoscritto al territorio USA.
Cosa ci dice la legge
Questo fenomeno sempre più diffuso è certamente punibile ai fini della legge. La colpa ascrivibile è quella di truffa prevista dall’articolo 640 del codice penale, con un pagamento incluso tra i 51 e 1.032 euro e la reclusione per un periodo compreso tra i 6 mesi e i 3 anni. Inoltre la truffa affettiva, generalmente si serve di esche specifiche per spingere la vittima a capitolare. Una di queste è senz’altro l’uso di foto rubate di uomini o donne senz’altro avvenenti. Anche usare false generalità e foto di un’altra persona, configura un reato vero e proprio, ovvero un furto d’identità, anch’esso punibile legalmente.
Come riconoscere la trappola delle truffe affettive
Una delle principali problematiche è la tempestività. Il soggetto che si trova infatti nel raggiro sentimentale, non riconosce la manipolazione operata dal truffatore, non prima, in genere, che sia troppo tardi. La truffa, quindi, passa ad un livello successivo: da quello sentimentale, si passa a quello finanziario. Il truffatore non vuole infatti, spesso, solo estorcere denaro, ma anche trovare un modo per riciclare lo stesso proveniente da attività illecite.
La guida di “Intesa San Paolo”
Intesa san Paolo, preoccupandosi del patrimonio dei suoi clienti, ha quindi deciso di redigere una guida specifica per capire fin da subito di essersi imbattuti in un raggiro sentimentale. Sebbene ogni storia sia scritta in maniera del tutto nuova, ci sono particolari pattern ricorrenti, che si ripetono nelle storie di tutte le vittime. Ecco quindi, i campanelli d’allarme su una truffa affettiva:
Qualcuno che si è incontrato recentemente online si dichiara innamorato, i messaggi sono spesso scritti in maniera errata, il soggetto richiede foto e video personali, ed evita le proposte d’ incontro, scegliendo di volta in volta una scusa diversa. Il truffatore inizia a raccontarsi in maniera più personale, fino a dichiarare di avere problemi economici di forte entità. Dopo aver stabilito un rapporto di fiducia, il truffatore chiede denaro, regali, o dettagli del proprio conto bancario.
È opportuno fare attenzione nel condividere le proprie informazioni personali sui social, fare delle ricerche sull’identità della persona e sull’autenticità della foto, utilizzando lo strumento “google foto”. Occorre fare attenzione agli errori di grammatica e alle incongruenze della storia raccontata. Ovviamente, è opportuno e necessario non inviare mai il proprio denaro o dettagli delle carte di credito. E per ultimo, ma non per importanza, evitare di trasferire denaro per conto di qualcun altro, poiché potrebbe trattarsi di un vero e proprio riciclaggio di denaro sporco.
Cosa fare quindi se si è vittime di una truffa affettiva?
La cosa più importante da fare è presentare una denuncia alla polizia, ma soprattutto evitare di isolarsi, poiché confrontarsi con amici e parenti può scongiurare episodi importanti. Parlare e condividere le proprie esperienze è un atto fondamentale, che permette alle vittime, unite a gruppo, di non provare quel sentimento che in genere domina le persone truffate: vergogna mista ad incredulità e vuoto.
Sono molte le associazioni che raggruppano le vittime delle truffe affettive, permettendo loro non solo di restare unite, confrontarsi e sentirsi meno sole, ma anche di percorrere un’indagine introspettiva, attraverso la quale comprendere cosa manca nella propria vita.
Secondo molti psicologi, infatti, per un superamento adeguato di tale truffa, occorre porsi alcune domande introspettive: soffro di solitudine? La mia vita è noiosa? Ho bisogno di più amici? Il lavoro che svolgo mi gratifica poco? Soffro di depressione o ansia?
Solo così sarà possibile mettersi in contatto con sé stessi, facendo un vero e proprio lavoro sulle proprie mancanze.
Intervista ad Amalia Prunotto, Psicologa – Psicoterapeuta e consulente esterna per “Acta” (movimento di volontariato contro le truffe affettive).
Quante sono le persone ogni mese che si rivolgono a lei per problemi circa le truffe affettive?
Fare una media non è possibile; diciamo che sono più frequenti, fino a raggiungere anche la ventina, quando vi sono articoli o inchieste che fanno da cassa di risonanza. È un fenomeno comunque sommerso, per quanto capillare e diffusissimo. Si ha paura di esporsi, per vergogna, di essere caduti in simili tranelli. Ma anche perchè, parlarne, significherebbe prendere davvero atto che quello che si è vissuto niente ha a che fare con la vita vera. Nulla. Piuttosto, allora, cerchiamo di seppellire tutto, di fare finta che non sia accaduto niente. Perchè magari…ci siamo sbagliate; è successo ad altri, ma lui è diverso…e, soprattutto, è impossibile. Punto.
Qual è in genere l’identikit della donna che cade nella trappola della truffa? cosa accomuna le vittime?
Non c’è un profilo preciso semplicemente perchè davvero TUTTI possono cadere in queste situazioni. Le persone vengono profilate. C’è una prima scrematura: si ricevono messaggi molto lievi, gentili, di richiesta di amicizia e scambio, apparentemente innocui, abituali come tanti. Chi vi dà seguito, perchè attratto dalla foto profilo, da quel particolare modo di porsi inusuale, dalla semplice abitudine di dare retta a tutti, viene successivamente investito con messaggi sempre più specifici e sempre più accattivanti. E non sono solo seduttivi, questi messaggi, magari inoltrati da un bel giovane muscoloso che si rivolge alla 60 enne attempata.
Magari è l’invito a conversare in lingua, cosi penso” va bè mi posso esercitare”; a discutere di attualità, di emergenze, soprattutto quelle che possono muovere emozioni profonde: maltrattamento di animali, bambini rimasti orfani, etc. Ma ci sono anche contatti rivolti ai giovani, il manager del cantante del momento, o un suo diretto aiutante; il broker che attira a sé il direttore di banca in pensione per scambiare notizie di borsa e chiedere chiarimenti” a chi ne sa davvero”…c’è il maestro di hip hop che fa conoscere quel particolare passo, o la maestra d’asilo che racconta quanto è intenerita dai piccoli che vengono curati dal papà, rimasto solo, etc.etc.
Certo è facile dire “a me non capiterebbe mai!”; questo non è vero, purtroppo. Tutti dobbiamo essere capaci di salvaguardarci, perchè certi momenti di vuoto, di mancanza, ma anche certi momenti felici, dove riceviamo gratificazione e ci beiamo di successi, possono mettere in moto dentro di noi, tossici comportamenti di “aiuto” e di desiderio di essere utili, di destinare un poco del nostro tempo, della nostra fortuna e conoscenza.
Quali sono gli effetti psicologici post truffa?
Un vero e proprio trauma emotivo; uno strappo crudele. Per alcuni è stato coniato il termine di stupro emozionale, che ben rende l’idea. I propri momenti sono di incredulità, di negazione. Si cerca disperatamente una spiegazione possibile, non importa quanto possa essere illogica e inverosimile. Tutto, pur di non affrontare una realtà che ci si para davanti con la forza crudele di uno tsunami inumano.
E come il trauma emotivo, si passa alla negazione e rimozione (faccio finta che non sia accaduto nulla) cioè dal tentativo di salvarsi da un dolore indicibile, da un senso di irrealtà che rischia di sovrastarci, negandolo e cercando di razionalizzarlo e prenderne le distanze.
E si cercano immediatamente “soluzioni”, qualora si prenda atto di essere stata vittima di truffa: screenshot di messaggi, telefonate convulse di insulti al destinatario, che naturalmente è irraggiungibile, si cerca di riparare al danno economico, inventandosi passaggi fra i più incerti di investimenti e prestiti non andati a buon fine, pur di cercare, almeno, di salvare la propria dignità verso l’esterno.
Dalla rabbia, dallo sgomento, dal tentativo di abbandonare il più velocemente possibile questo grumo di dolore che vediamo sempre più vicino, arriviamo ai sentimenti più profondi, devastanti e pericolosi, di rabbia dettata dall’impotenza, di depressione, colpa e vergogna, che fanno letteralmente andare in pezzi anche persone con alle spalle vicende molto pesanti di vita.
Non è raro che si scatenino vere e proprie malattie; il sistema immunitario, la mancanza di difese, abbattute da un dolore cosi grande, può far riaffiorare patologie dormienti. Si assiste al corpo ferito, pugnalato, da patologie alla bocca, la voce, la gola, il dire; al seno, l’affettività, fino ad arrivare ai polmoni (il respiro vitale che viene a mancare) e all’apparato muscolo scheletrico (l’impossibilità di tenersi in piedi, di drizzare la schiena, fiaccati dal dolore)
In genere quando la “relazione” passa da un mero parlare ad una richiesta di denaro?
Si prepara il terreno, senza fretta. La confidenza, lo scambio, le progettualità condivise, o, al contrario, le stesse difficoltà, spianano la via verso atti di sostegno che vengono proprio realizzati mossi dal desiderio di essere d’aiuto, di partecipare attivamente alla risoluzione di problemi, di essere importante, indispensabile per qualcuno la cui vita viene a dipendere da noi. Finalmente non siamo più trasparenti, ma veniamo visti, adulati per le nostre capacità, non siamo più vecchi o inutili, ma ancora vivaci, giovani, in grado di dare supporto, di poter destinare le nostre energie a qualcuno che a sua volta ci risarcirà, non solo del prestito, ma proprio delle parti della nostra vita, erose dal quotidiano , dalle mancanze, dalle assenze.
Come proteggersi da tali truffe?
Innanzitutto occorre avvicinarsi ai social con prudenza, soprattutto se non avvezzi ad un certo tipo di realtà. I social ci danno l’illusoria sensazione di essere protetti dallo schermo, di poter avere un sacco di amici, di relazioni impensabili. Appunto; non -pensabili. Cerchiamo di essere scaltri, ed anche un pochino realistici.
Sicuramente siamo persone con una buonissima dialettica, e molto piacenti, anche perché postiamo la foto del mare di qualche anno fa, però attenzione che pur essendo di moda, i rapporti molto sbilanciati come età e mondi, non sono all’ordine del giorno. Non vanno a cercare nuovi volti per la moda, per la pubblicità, per investire in borsa, etc cercando su internet con per di più un italiano molto dubbio, i manager e gli assistenti. Ci sono associazioni specifiche, che si dedicano al volontariato e al sostegno di vecchi e bambini, e nessuno è volontario per le ONG e viene messo in carcere dove potrà uscirvi, non per intervento della Farnesina, ma con esborsi di un semplice pensionato!
L’educazione digitale è poi indispensabile per cogliere subito la differenza fra video e foto manomesse; per evitare di cedere a possibili ricatti come l’avere intercettato sul proprio computer foto o messaggi compromettenti, e via così.
Quali sono i sentimenti e le sensazioni che dominano la mente della vittima durante e dopo la truffa?
Cosi come scrivevo prima, sono gli stessi di una persona gravemente traumatizzata. Come non potrebbe essere altrimenti? Un conto è essere truffati “davvero” dal mascalzone di turno che ci rivela di essere sposato e con prole, o dal bagarino che ci ha venduto pass falsi a peso d’oro; un conto è rendersi conto che non esiste NULLA di quello per cui abbiamo lottato, pianto, litigato e compromesso relazioni. Neanche una persona in carne d’ossa, perché dietro alla voce suadente che ci teneva compagnia, ogni mattina, svegliandoci con un semplice bonjour, ci sono stati non uno, ma diversi personaggi, che di noi poco sanno; loro erano solamente preposti ad una recita, e neanche poi più di tanto impegnativa nel tempo. Si davano turni, uno dopo l’altro, una chiamata dopo l’altra, perché si sa, il fuso orario, quello si è realtà.
Come guarire dopo essere stati truffati?
Con la consapevolezza che è necessario del TEMPO. Con la prodigalità, finalmente, compassionevole, rivolta verso di noi, verso la nostra persona. Io porto sempre l’esempio della bugia che ha intriso la truffa. Nei secoli scorsi, come bugia era detto un porta candele, che ci accompagnava nei percorsi lungo i corridoi o le strade buie, nella notte, per andare a dormire.
Una bugia che faceva luce, che illuminava la strada buia della notte, che ci portava al sicuro.
Ecco, facciamo di questa esperienza LUCE per la nostra vita. Questa bugia ha illuminato, illustrato alla nostra coscienza quello di cui siamo mancanti, a cui aneliamo, a cui la vita ancora non ha dato possibilità di rendere concreto.
Ci ha fatto strada, facendoci inciampare, però ci ha portato fino a qui a renderci conto che abbiamo dei sogni, che vorremmo realizzare, delle progettualità a cui non abbiamo dato troppa importanza, che abbiamo allontanato, ma che hanno bussato forte alla porta dei nostri bisogni, fino a sfondarla e a farci cadere a pie pari dentro, felici di avere finalmente la possibilità di realizzarli. E allora, perché no? Perché non usare questa esperienza per interrogarci e dare vita, finalmente, a nuovi aspetti, a parti di noi. Perchè nella vita tutti abbiamo bisogno di un pochino di felicità. Tale felicità bisogna saperla accettare. E viverla, questa volta.
Immagine in evidenza per l’articolo sulle truffe affettive: Pixabay